USA E GETTA
O RIUTILIZZABILI?
FACCIAMO CHIAREZZA!

Piatti, bicchieri e posate in plastica diventati da “usa e getta” a “usa e getta riutilizzabile”: un raggiro della normativa che sta portando ad un ritorno sul mercato di importanti quantità di plastica a danno dell’ambiente e della biodiversità.

È ora di intervenire subito.

Firma anche tu per dare forza e voce alle nostre richieste al Governo italiano.

Li definiscono “riutilizzabili”, ma agli occhi di un consumatore non attento questi piatti, bicchieri e posate in plastica sono esattamente come quelli “usa e getta”.

E se le leggi in vigore puntavano a combattere lo strapotere dell’usa e getta in plastica – la cui dispersione nell’ambiente può causare gravi danni anche alla biodiversità – l’uso del termine “riutilizzabile” sta di fatto incentivando il loro utilizzo.
Il concetto di riutilizzabile indicato dalla direttiva SUP (Single Use Plastic) in assenza di indicazioni normative chiare e precise, si sta trasformando in un boomerang.

I vecchi prodotti usa e getta in plastica di una volta, messi alla porta dalla direttiva, sono rientrati dalla finestra attraverso una semplice modifica del nome del prodotto, che è diventato di fatto da “usa e getta” a un “usa e getta riutilizzabile”, ma che nella sostanza e nella evidente disinformazione che ne è seguita, è un raggiro della normativa che sta portando ad un ritorno sul mercato di importanti quantità di plastica.

Ma perché le stoviglie in plastica monouso sono sparite dalla circolazione?

Il 14 gennaio 2022 è entrato in vigore il Decreto Legislativo n. 196 dell’8 novembre 2021 che recepisce la direttiva Europea 2019/904 (cosiddetta Direttiva SUP, Single Use Plastic) che prevede misure per la “riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente”. Tra le azioni contemplate dalla norma c’è anche il divieto di produzione e immissione sul mercato e l’obbligo di riduzione e marcatura di alcuni oggetti in plastica monouso di uso comune, tra i quali per l’appunto piatti, bicchieri e posate.

Com’è possibile allora vederli in commercio sui banchi dei supermercati?

La Direttiva prevede che questi prodotti possano essere sostituiti da alternative “riutilizzabili”. Ma cosa si intenda per “riutilizzabile” non è stato chiarito, e questo vuoto ha determinato un “uso” ampio, e spesso ingannevole del concetto di riutilizzabile. Col forte dubbio che, nella realtà, facciano la stessa fine dei vecchi prodotti usa e getta e che i cittadini che li riutilizzano realmente siano veramente pochi.

La nostra indagine

Abbiamo svolto un’indagine in 60 punti vendita (supermercati, casalinghi e negozi di prossimità) con l’obiettivo di verificare la presenza e diffusione di questa tipologia di prodotti definiti riutilizzabili, ma soprattutto analizzare le molteplici informazioni che sono riportate sulle singole confezioni e che, in teoria, dovrebbero servire alle persone a capire meglio cosa stanno scegliendo e come dovrebbero essere riutilizzate. Il 38% dei prodotti non riporta nessuna informazione circa il numero di “riutilizzi” possibili di questi prodotti. Che dovrebbe essere ovviamente l’informazione principale da riportare sulle confezioni. Ma le anomalie sono tante.

Ecco quello che abbiamo scoperto

Le nostre richieste

Per uscire da questo vulnus normativo e da questa “nebbia” informativa che si è creata, chiediamo al Governo italiano di intervenire al più presto.

  • Definire il concetto di “riutilizzabile” e aggiungerlo alle definizioni contenute nell’Articolo 3 del D.lgs. 8 novembre 2021, n. 196 (che riguarda specificatamente le “Definizioni” correlate con la direttiva Europea SUP - Single Use Plastic - 2019/904)

  • Definire una check list unica e comprensibile delle informazioni da riportare in etichetta per questi prodotti e realizzare campagne di sensibilizzazione al consumatore, per andare incontro alle richieste previste dall’Art.10 del D.lgs. 8 novembre 2021, n. 196 in merito alle “Misure di Sensibilizzazione” così come previsto dalla Direttiva Europea SUP 2019/904.
  • Dare seguito a quanto previsto dall’Art. 4 del D.L. 196 del 2021 sulla “Riduzione del consumo”, che al comma 1 lettera c) prevede “attività di monitoraggio dei flussi di prodotti in plastica monouso di cui all'Allegato, parte A e dei prodotti riutilizzabili immessi sul mercato, anche finalizzata all'acquisizione delle informazioni necessarie alla quantificazione della riduzione del consumo ed agli obblighi in materia di rendicontazione dei dati sul riutilizzo dei beni da cui originano rifiuti”.