BUGIE IN ETICHETTA

Fermiamo l'etichetta che inganna i consumatori: questo non è benessere animale!

Non possiamo rimanere a guardare.

Fai sentire la tua voce! 
Chiediamo una legge e standard più giusti e trasparenti per tutti!

 

Rivedere lo schema di decreto e gli standard per la certificazione di benessere animale dei prodotti suinicoli italiani previsti dalla nuova certificazione sul benessere animale: è questa la richiesta che con Animal Law Italia, Animal Equality, Animalisti Italiani, CIWF Italia Onlus, Confconsumatori, ENPA, Essere Animali, Federazione nazionale Pro Natura, Greenpeace, LEIDAA, Legambiente, OIPA, LIPU, The Good Lobby, abbiamo avanzato.

Un sistema di certificazione che non comunica in modo trasparente ed accessibile quali siano gli standard di maggior tutela in termini di benessere animale si riduce a uno strumento di disinformazione.

È necessario infatti che l’etichettatura dei prodotti alimentari informi il consumatore in maniera semplice ed esaustiva circa la rispondenza tra il singolo prodotto e la tutela accordata all’animale nell’arco della sua intera esistenza. Tale obiettivo deve essere perseguito offrendo la possibilità di effettuare una comparazione efficace tra i diversi sistemi produttivi , che permetta in ultima analisi di compiere scelte di acquisto pienamente consapevoli.

Il Sistema di Qualità Nazionale Benessere Animale, portato avanti dai Ministeri delle Politiche Agricole e della Salute insieme con Accredia, e istituito con l’articolo 224 bis nel Decreto Rilancio, prevede la certificazione e l’etichettatura volontaria di prodotti di origine animale che rispettano standard superiori ai requisiti di legge.

Uno strumento potenzialmente positivo ma purtroppo la sua attuazione, ovvero la certificazione ministeriale che sta per essere votata in Conferenza Stato-Regioni, invece, prevederebbe di etichettare con il claim “benessere animale” anche prodotti provenienti da allevamenti dove le scrofe vivono in gabbia e dove viene praticato il taglio sistematico della coda ai suini, pratica in violazione di quanto espresso nella direttiva europea di protezione di questi animali.
Tale certificazione garantirebbe inoltre priorità di accesso ai fondi PAC e PNRR, favorendo ancora una volta gli allevamenti a carattere intensivo, e si configurerebbe quale vero e proprio raggiro nei confronti dei consumatori.
 

COSA CHIEDIAMO

Le nostre richieste al Ministro della Salute, Speranza, che è responsabile per il benessere animale, e al Ministro delle Politiche Agricole Patuanelli, responsabile della qualità del Made in Italy.

  • Modificare l’attuale schema di decreto e di non far approdare al voto in Conferenza Stato-Regioni gli standard per la certificazione suinicola che ad oggi si riduce in un inganno perpetrato ai danni del consumatore, indotto a fidarsi di una certificazione che di fatto non si rivela affidabile né veritiera.

Se i criteri della certificazione resteranno quelli previsti a oggi, si tradirà completamente la promessa che PAC e PNRR siano utilizzati per stimolare un’agricoltura più sostenibile, nella direzione richiesta dal Green Deal europeo e dalla Strategia Farm to Fork.

La proposta di certificazione volontaria tradisce la fiducia dei consumatori perché fornisce informazioni fuorvianti. Il sistema di certificazione proposto in base allo schema di decreto elaborato non permette ai cittadini di ricevere un’informazione adeguata che consenta loro di operare scelte pienamente consapevoli.

 

 

 

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